
Nuovo Teatro Colosseo 23 - 31 Marzo 2009 "IL SIGNOR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO" Testo di: Eric Emmanuel Schmitt; drammaturgia e regia: Giorgio Serafini Prosperi; cast: Armando Iovino, Andrea Di Pierro (percussioni), Luigi Salerno (chitarra, fisarmonica). Il signor Ibrahim e i fiori del Corano è un viaggio nella memoria che ripercorre le tappe di un rapporto speciale, quello tra il bambino ebreo Mosè e l'anziano droghiere musulmano Ibrahim. L'autore affida il racconto monologante allo stesso Mosè, ormai adulto, che dal suo amico - vero e proprio padre elettivo - è stato letteralmente salvato, come il suo illustre omonimo. L'autore situa l'azione al passato, evocando, come nel teatro antico, la magia del racconto. In questo caso, l'interprete non è solo il personaggio, ma i personaggi, il senso stesso della storia; impegnato a "riportare in vita" gli elementi della storia così come sorgono nella sua memoria. Mosè è un adolescente che scopre, assieme alle prime pulsioni sessuali, la durezza della vita. Nel breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino dove i nomi delle vie hanno il sapore delle favole (rue Bleue, rue de Paradis), l'adolescente Momo vive con un padre perso in una silenziosa e fosca depressione. Nello stesso quartiere vive anche monsieur Ibrahim, l'unico musulmano in una via "ebrea", titolare della drogheria dove Momo si reca a fare la spesa quotidiana e non esita ogni tanto a sgraffignare qualche scatoletta di conserva... "E' solo un arabo, dopo tutto!" pensa Momo, e, con suo grande stupore, il vecchio Ibrahim sembra leggergli nel pensiero: "Non sono arabo, vengo dalla Mezzaluna d'Oro". Così comincia la storia dell'amicizia, intessuta d'ironia, candore e profonda saggezza, del ragazzo ebreo e dell'anziano "arabo" nell'incanto di un angolo di mondo nel quale le prostitute sono belle e cordiali e si accontentano di un orsetto di peluche in cambio dei loro favori e dove, come portata da un sogno, compare addirittura Brigitte Bardot. Nella landa desolata della sua esistenza, Momo cerca qualcuno cui attaccarsi, qualcuno che lo faccia sentire degno di essere amato. A questo ruolo si presta, senza reticenze, l'anziano e saggio Monsieur Ibrahim, che rende al suo giovane amico il piacere di vivere attraverso l'amore, l'affetto, l'ironia e la condivisione della saggezza del Corano. Come in una favola o un apologo che non pretende di dare lezioni morali ma soltanto proporre un sogno da decifrare, i due protagonisti si incamminano verso il grande mondo, verso una libertà  che li fa inerpicare verso l'alto, guidati da quell'arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell’Ass.Cult. Beat 72

Nuovo Teatro Colosseo 23 - 31 Marzo 2009 "IL SIGNOR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO" Testo di: Eric Emmanuel Schmitt; drammaturgia e regia: Giorgio Serafini Prosperi; cast: Armando Iovino, Andrea Di Pierro (percussioni), Luigi Salerno (chitarra, fisarmonica). Il signor Ibrahim e i fiori del Corano è un viaggio nella memoria che ripercorre le tappe di un rapporto speciale, quello tra il bambino ebreo Mosè e l'anziano droghiere musulmano Ibrahim. L'autore affida il racconto monologante allo stesso Mosè, ormai adulto, che dal suo amico - vero e proprio padre elettivo - è stato letteralmente salvato, come il suo illustre omonimo. L'autore situa l'azione al passato, evocando, come nel teatro antico, la magia del racconto. In questo caso, l'interprete non è solo il personaggio, ma i personaggi, il senso stesso della storia; impegnato a "riportare in vita" gli elementi della storia così come sorgono nella sua memoria. Mosè è un adolescente che scopre, assieme alle prime pulsioni sessuali, la durezza della vita. Nel breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino dove i nomi delle vie hanno il sapore delle favole (rue Bleue, rue de Paradis), l'adolescente Momo vive con un padre perso in una silenziosa e fosca depressione. Nello stesso quartiere vive anche monsieur Ibrahim, l'unico musulmano in una via "ebrea", titolare della drogheria dove Momo si reca a fare la spesa quotidiana e non esita ogni tanto a sgraffignare qualche scatoletta di conserva... "E' solo un arabo, dopo tutto!" pensa Momo, e, con suo grande stupore, il vecchio Ibrahim sembra leggergli nel pensiero: "Non sono arabo, vengo dalla Mezzaluna d'Oro". Così comincia la storia dell'amicizia, intessuta d'ironia, candore e profonda saggezza, del ragazzo ebreo e dell'anziano "arabo" nell'incanto di un angolo di mondo nel quale le prostitute sono belle e cordiali e si accontentano di un orsetto di peluche in cambio dei loro favori e dove, come portata da un sogno, compare addirittura Brigitte Bardot. Nella landa desolata della sua esistenza, Momo cerca qualcuno cui attaccarsi, qualcuno che lo faccia sentire degno di essere amato. A questo ruolo si presta, senza reticenze, l'anziano e saggio Monsieur Ibrahim, che rende al suo giovane amico il piacere di vivere attraverso l'amore, l'affetto, l'ironia e la condivisione della saggezza del Corano. Come in una favola o un apologo che non pretende di dare lezioni morali ma soltanto proporre un sogno da decifrare, i due protagonisti si incamminano verso il grande mondo, verso una libertà  che li fa inerpicare verso l'alto, guidati da quell'arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell’Ass.Cult. Beat 72
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