
"Teatro Belli 24 -26 Giugno 2011 ""IL CASO BRAIBANTI"" di Massimiliano Palmese, con: Fabio Bussotti, Mauro Conte, musiche composte ed eseguite da Mauro Verrone, regia di Giuseppe Marini. Lo spettacolo fa parte della rassegna ""Garofano Verde"" scenari di teatro omosessuale - XVIII edizione rassegna a cura di Rodolfo di Giammarco. E' la storia drammatizzata del processo ad Aldo Braibanti, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano, condannato nel 1968 per plagio, reato introdotto dal fascismo col Codice Rocco. Braibanti, omosessuale dichiarato, aveva trascorso l'estate con il giovane diciannovenne Piercarlo Toscani, e poi a Roma, visse insieme al diciottenne Giovanni Sanfratello, che fu costretto dai genitori a lasciare casa e famiglia per le sue frequentazioni di sinistra e degli ambienti artistici. Il fratello denunciò Braibanti per ""plagio"", ossia di aver ""assoggettato fisicamente e psichicamente"" i due ragazzi. Nella sua difesa Braibanti fece notare che i ragazzi avevano deciso di seguirlo autonomamente e da adulti. Ma la conclusione del processo fu la condanna a nove anni di reclusione, poi ridotti per il suo passato da partigiano. Il processo si svolse nel 1968, mentre infiammava la contestazione dell'Italia conformista e autoritaria davanti ai cambiamenti sociali. La condanna suscitò reazioni di ogni tipo in tutta Italia, e a favore di Braibanti si mobilitarono intellettuali come Moravia, Morante, Eco, Pasolini"

"Teatro Belli 24 -26 Giugno 2011 ""IL CASO BRAIBANTI"" di Massimiliano Palmese, con: Fabio Bussotti, Mauro Conte, musiche composte ed eseguite da Mauro Verrone, regia di Giuseppe Marini. Lo spettacolo fa parte della rassegna ""Garofano Verde"" scenari di teatro omosessuale - XVIII edizione rassegna a cura di Rodolfo di Giammarco. E' la storia drammatizzata del processo ad Aldo Braibanti, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano, condannato nel 1968 per plagio, reato introdotto dal fascismo col Codice Rocco. Braibanti, omosessuale dichiarato, aveva trascorso l'estate con il giovane diciannovenne Piercarlo Toscani, e poi a Roma, visse insieme al diciottenne Giovanni Sanfratello, che fu costretto dai genitori a lasciare casa e famiglia per le sue frequentazioni di sinistra e degli ambienti artistici. Il fratello denunciò Braibanti per ""plagio"", ossia di aver ""assoggettato fisicamente e psichicamente"" i due ragazzi. Nella sua difesa Braibanti fece notare che i ragazzi avevano deciso di seguirlo autonomamente e da adulti. Ma la conclusione del processo fu la condanna a nove anni di reclusione, poi ridotti per il suo passato da partigiano. Il processo si svolse nel 1968, mentre infiammava la contestazione dell'Italia conformista e autoritaria davanti ai cambiamenti sociali. La condanna suscitò reazioni di ogni tipo in tutta Italia, e a favore di Braibanti si mobilitarono intellettuali come Moravia, Morante, Eco, Pasolini"
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